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Sono raccolti in questo volume dieci saggi di Carlo Capra, composti per la maggior parte nell'ultimo ventennio del secolo XX, ma alcuni (in particolare l'ampio lavoro introduttivo sui maggiori stati europei d'antico regime) in tempi molto più recenti. Al centro dell'attenzione non sono tanto la nascita e lo sviluppo dello "stato moderno" astrattamente inteso, un concetto dal quale gran parte della storiografia contemporanea ha preso le distanze ma, come vorrebbe suggerire il titolo del libro, le forme concrete di organizzazione del potere tra la fine del Medio Evo e le rivoluzioni di fine Settecento, specialmente nei cruciali settori delle finanze, della giustizia e dell'amministrazione. Mentre i quattro articoli compresi nella prima parte si propongono di delineare il quadro europeo, i sei che costituiscono la seconda parte sono dedicati ai mutamenti istituzionali attuati dal governo austriaco nei suoi domini italiani in varie fasi del XVIII secolo, e a diverse personalità che, a mezzo tra mondo asburgico e mondo italiano, incarnarono tale volontà di riforma: tra queste il governatore Girolamo Colloredo, il cancelliere Kaunitz, il referendario del Dipartimento d'Italia a Vienna Luigi Giusti e Francesco Maria Carpani (l'unico lombardo del gruppo), e ancora in una fase posteriore il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo e il giurista trentino, consigliere di Giuseppe II, Carlo Antonio Martini.